martedì 30 settembre 2008

Il più bello dei mari (Hikmet)

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.

Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.

I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.

E quello che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.

La notte

Cala la notte. Un altro giorno se ne e' andato, assai faticoso psicologicamente per il sottoscritto. Emozioni, tensioni, intensità di sguardi, solitudini, lacrime. Non è stato facile, oggi.
La notte è bella ma nella sua atmosfera ti racconta silenzi alle volte inquietanti. Io ricerco, in essa, quelle voci interiori che oramai la frenesia quotidiana neppure lontanamente può donarci.
Attraverso queste voci cerco di scorgere sempre nuovi insegnamenti di vita, cosciente del fatto che solo andando incontro anche ai dolori più intensi possiamo imparare ad affrontarli.
Alle volte, siamo umani, sarebbe preferibile la fuga.
Ma a che serve?

Si può fuggire dalle persone, ma non dalle emozioni. Belle o brutte che siano.

Allora lasciare che esse dialoghino con te, può permetterci di conoscere un po' di quel mistero che questa straordinaria vita ci riserva in ogni minimo secondo di ogni singolo minuto, di ogni interminabile ora...........

La Croce Rossa Italiana

Oggi ho conosciuto un nuovo mondo: quello della Croce Rossa Italiana. Non mi aspettavo una tale carica di energie, di spirito di fratellanza, di unione. L'ho conosciuta in una occasione assai triste, ma forse, come ho sempre dichiarato a me stesso, sono le situazioni più tristi quelle che ti fanno apprezzare completamente la bellezza di un gesto o la natura di un simbolo che si fa persona.
Ho sempre apprezzato, da persona (lo ammetto) individualista, che quando ci troviamo al cospetto di un gruppo, qualsiasi difficoltà, problema o inconveniente diventa superabilissimo.
Ed oggi ne ho avuta l'ennesima conferma.
Mi piaceva, in queste poche righe, ricordare insieme alla Croce Rossa, le migliaia, le moltitudini di persone che, con forte spirito di sacrificio, sono sempre al nostro fianco nelle situazioni più disperate, come per esempio i Volontari.
In ogni campo, chi fa Volontariato è meritevole di plauso e di elogio, poichè ciò che anima il cuore è sempre umanamente assai più ricco della ricchezza del denaro.
Chi di voi vuole visitare il sito ufficiale della Croce Rossa Italiana, può CLICCARE QUI
Chi di voi vuole visitare il sito ufficiale della Croce Rossa Italiana, sezione romana, può CLICCARE QUI

L'arcobaleno della vita

La vita è proprio come un arcobaleno che provvede ad unire due momenti fondamentali del nostro vivere: la nascita e la morte. In mezzo, mi piace pensare che tutti quanti noi , quello che produciamo, quello che conquistiamo, quello che raggiungiamo, lo possiamo rappresentare in tutti i colori dell'arcobaleno. Il rosso, il giallo, il verde, l'azzurro, colori che riempiono la nostra quotidianeità provvedono a regalarci quelle emozioni che ci permettono di riempire di energia quel contenitore che è la vita.
L'Alfa e l'Omega, come ogni processo esistenziale.

Per tutto c'è un inizio. Ma per tutto c'è una fine.

Ma ciò che più bello accade nel nostro vivere è il sorprenderci giorno dopo giorno, figli di un universo di colori, cui ognuno di noi, singolarmente, può offrire il suo personalissimo "colpo di pennello".

lunedì 29 settembre 2008

Non sopporto l'arroganza

Una persona conosciuta semplicemente per telefono. Tranquille conversazioni nella prospettiva di una sana e pura amicizia, seppur telefonica. Poi un giorno questa persona la si chiama e ti dice: "Guardi che ha sbagliato numero". Passa del tempo. E ti dice: "se TU vuoi chiarire, mi puoi chiamare".
Odio l'arroganza di chi non comprende, con umiltà, uno sbaglio e con altrettanta umiltà, lo riconosce.
Ma come? Tu sei la persona che mi ha ferito, disconoscendo per motivazioni anche le più sacrosante, quanto di bello ed amichevole si stava costruendo, ed io debbo voler chiarire?

La carità cristiana porterebbe a pensare questo. Io, che sono un uomo che si ritiene spirituale ma non religioso, ti ho chiamato. E tu? Continui ancora a disconoscere che un minimo di chiarimento me lo avresti potuto e DOVUTO offrire. Perchè sei impegnata con figli e faccende di casa. E oltretutto, essendo sposata, temi. Hai scheletri nell'armadio. Evidentemente. Visto che non c'e' nulla di male nell'avere una amicizia, oltretutto a distanza.

Ma sai che ti dico? Va a quel paese tu e la tua arroganza. La tua solitudine interiore può esser circondata da mille persone. Resti sempre, drammaticamente, sola. Con la tua arroganza.

domenica 28 settembre 2008

Un angelo nel cielo

Da quest'oggi un angelo in più è presente nel cielo stellato. E' un angelo che ha lottato per la vita, ma che la vita ha deciso dovesse continuare a donare la sua luce là dove nessuno può arrivare.
Quando sai che hai lottato tanto, ma la malattia ti ha logorato prima ancora il cervello e poi il corpo, la paura arriva a sommergerti, togliendoti il fiato.

Non sai cosa fare.

E' come quando ti strappano le corde vocali nel sonno e, svegliandoti, parli, gridi, urli. Ma nessuno ti sente, perchè il tuo è un grido disperato che nessuno mai potrà sentire. Figuriamoci, ascoltare.

E infine, quando i pezzi del puzzle della tua vita divengono tutti così tremendamente identici, non riesci più a capire quali siano le sue sfumature. Che erano proprio quelle che la rendevano allegra, esaltante, unica.

Unicamente bello è stato il tuo viaggio qui tra di noi....ora un altro viaggio ti attende, accolta da mille angeli.

Claudia. Un nuovo, meraviglioso e luminoso, angelo nel cielo.

sabato 27 settembre 2008

Voglia di rialzarsi

Analizzando la letteratura psicologica in materia di dolore, di cure per pazienti che soffrono di mali "cosiddetti incurabili" (cosa ci costringe mai a pensare alla incurabilità se prima non proviamo a lottare?), di psico-oncologia, ho notato che si parla soprattutto di "accompagnamento alla morte", di "comunicazione al malato", di "farmacologia di supporto".
Nulla vien detto (o poco, per carità) in merito di ciò che può esser fatto per chi dal dramma di una malattia come un tumore, fortunatamente, è uscito o sta uscendo.

Assicuro il lettore che il lento percorso verso la morte ha certamente le sue difficoltà ed i suoi drammi nel dramma; ma è altrettanto, estremamente delicato ed indescrivibile il circolo vizioso che si attiva quando una persona, entrata nella spirale della malattia, deve uscirne fuori perchè ne ha le possibilità.

Ho detto bene. Le possibilità.

Spesso però le possibilità non fanno rima con consapevolezza di ciò che è stato rispetto a ciò che può ritornare ad essere, una persona "ex-malata".

Il lavoro di equipe allora risulta essere una delle carte vincenti per restituire, gradatamente (sottolineato mille volte) quel vissuto che è lo "switch", l'interruttore sano che può portare la persona a reimpossessarsi della propria vita.

Se gli operatori che lavorano con una persona "ex malata" hanno tutti la volontà di fare il meglio, nel rispetto delle rispettive competenze, allora risulta di fondamentale importanza remare verso gli stessi lidi, piuttosto che affrontare rotte differenti, seppur finalizzate al "bene" finale.

Questo "interruttore" alle volte è ben visibile alla persona sofferente, ma altre il buio presente nella propria vita determina la vera paura di una accensione di quella luce, perchè a far paura è ciò che il buio nasconde.

Ancora una volta, dirompente, è il "tempo" a rappresentare la chiave vincente. Lavorare su di esso può essere una delle chiavi vincenti.

mercoledì 24 settembre 2008

Un bellissimo testo

Ieri sera ho ricevuto una email da una mia ex allieva di un corso terminato qualche mese fa. Questa email conteneva un documento che lei stessa mi invitava a leggere e commentare. Mi è piaciuto molto e desidero condividerlo con tutti voi, non tanto per la "quasi magia" che contiene al suo interno, ma per il forte, fortissimo messaggio simbolico che regala a tutti coloro i quali voglio fortissimamente credere che ottenere il meglio da noi stessi si può. Sempre.
E' un po' lunghetto, ma vi assicuro che merita...Ecco il documento.



CAMBIARE IO?

Traduzione Carol Saito gentilmente concessa dal Dr. Ihaleakala Hew Len.
Due anni fa, sentii parlare di un terapeuta che, alle Hawaii, curò un intero reparto di pazzi criminali, senza mai vederne nemmeno uno.
Lo psicologo studiava la cartella di uno dei pazienti e guardava dentro di sé per vedere come aveva creato la malattia di quella persona. Migliorando sé stesso, il paziente migliorava.

Quando sentii questa storia per la prima volta, pensai fosse una leggenda urbana. Come potrebbe qualcuno guarire qualcun altro,guarendo sé stesso? Come potrebbe, anche il più grande maestro di auto-miglioramento curare un pazzo criminale? Non aveva alcun senso.
Non era logico, quindi accantonai la storia. Ad ogni modo, la sentii nuovamente un anno dopo. Seppi che il terapeuta aveva usato un processo di guarigione Hawaiano chiamato ho 'oponopono. Non ne avevo mai sentito parlare, tuttavia non riuscivo a togliermelo dalla mente. Se la storia fosse stata vera, avrei dovuto saperne di più.
Avevo sempre inteso la "responsabilità totale" nel senso che sono responsabile di ciò che penso e faccio. Quanto va oltre a ciò, è fuori dalla mia portata.

Penso che la maggior parte della gente pensi alla responsabilità totale in questi termini. Siamo responsabili di ciò che facciamo, non di ciò che fa una qualunque altra persona. Il terapeuta Hawaiano che curava quelle persone malate di mente mi avrebbe insegnato una nuova prospettiva avanzata riguardo alla responsabilità totale.
Il suo nome è Dr. Ihaleakala Hew Len. Abbiamo trascorso circa un'ora a parlare, durante la nostra prima telefonata. Gli chiesi di raccontarmi la storia completa del suo lavoro come terapeuta. Mi spiegò che aveva lavorato al Hawaii State Hospital per quattro anni.


Quel reparto dove tenevano i pazzi criminali era pericoloso. Gl i psicologi si dimettevano dopo un mese. I dipendenti si davano spesso per malati o si dimettevano direttamente. La gente attraversava il reparto con le spalle al muro, nel timore di essere attaccata dai pazienti. Non era un luogo piacevole in cui vivere, lavorare, o da visitare. Il Dr. Len mi disse di non aver mai visto i pazienti. Concordò di avere un ufficio e passare in rassegna le loro cartelle.
Mentre guardava le loro cartelle, lavorava su sé stesso. Mentre lavorava su sé stesso, I pazienti iniziavano a guarire.
Dopo alcuni mesi, ai pazienti che dovevano essere legati, era concesso di camminare liberamente, mi disse. Altri, a cui venivano somministrate grandi quantità di farmaci, smettevano di prendere farmaci.
E quelli che non avevano speranze di essere rilasciati, venivano liberati. Ero sgomento. Non solo, continuò, idipendenti iniziarono a venire al lavoro volentieri. L'assenteismo ed il continuo ricambio di dipendenti ebbero termine.
Ci ritrovammo con più personale del necessario, perché i pazienti venivano dimessi, e tutti i dipendenti si presentavano al lavoro.

Oggi, quel reparto è chiuso. A quel punto, feci la domanda da un milione di dollari: Cosa facevi dentro di te, che causava il cambiamento di quelle persone? - Curavo semplicemente la parte di me che le aveva create, disse.
Non capivo. Il Dr. Len spiegò che responsabilità totale per la propria vita significa che tutto nella tua vita semplicemente perché è nella tua vita, è tua responsabilità . Letteralmente, il mondo intero è una tua creazione. E' dura da digerire!
Essere responsabile di ciò che dico o faccio è una cosa. Essere responsabile di ciò che dice o fa chiunque altro nella mia vita è un'altra!

Tuttavia, la verità è questa: se ti assumi la completa responsabilità della tua vita, allora tutto ciò che vedi, senti, assaggi, tocchi, o sperimenti in qualche modo è tua responsabilità, perché è nella tua vita. Ciò significa che l'attività terrorista, il presidente, l'economia, qualunque cosa sperimenti e non ti piace è in attesa che tu la guarisca.

Non esiste, in un certo senso, se non come proiezione da dentro di te. Il problema non è nella cosa stessa, ma in te, e per cambiarla, devi cambiare te stesso. So che è duro da comprendere, accettare, e vivere concretamente. Il biasimo è molto più facile della responsabilità totale, ma, mentre parlavo col Dr. Len, iniziai arendermi conto che guarire, per lui e nell'Ho 'oponopono, significa amare te stesso. Se vuoi migliorare la tua vita, devi guarire la tua vita. Se vuoi curare qualcuno anche un criminale malato di mente lo fai guarendo te stesso.

Chiesi al Dr. Len come facesse a curare sé stesso. Cosa faceva, esattamente, quando guardava le cartelle di quei pazienti?Continuavo semplicemente a dire Mi dispiace; e Ti voglio bene più e più volte, spiegò.
Tutto qui? Tutto qui.
Salta fuori che amare sé stessi è il miglior modo di migliorarsi, e mentre migliori te stesso, migliori il tuo mondo. Ecco un rapido esempio di come funziona: un giorno, qualcuno mi ha mandato un';e-mail che mi ha stravolto. In passato avrei affrontato la situazione lavorando sui miei tasti emotivi dolenti, o cercando di ragionare con la persona che aveva mandato il brutto messaggio.
Questa volta, decisi di tentare il metodo del Dr. Len. Continuai a dire in silenzio:Mi dispiace e Ti voglio bene. Non lo dicevo a qualcuno in particolare. Stavo semplicemente evocando lo spirito dell'amore affinché guarisse, dentro di me, ciò che stava creando la circostanza esterna. Dopo un'ora ricevetti un'e-mail dalla stessa persona. Si scusò per il suo precedente messaggio.

Non compii alcuna azione esterna per ricevere quelle scuse. Non gli avevo nemmeno risposto. Tuttavia, dicendo Ti voglio bene in qualche modo curai dentro di me ciò che lo stava creando.In seguito seguii un seminario condotto dal Dr. Len, che ora ha 70 anni, è considerato uno sciamano benevolo, e vive una vita appartata.
Mi ha detto che mentre miglioro me stesso, la vibrazione del mio libro s'innalza, ed ognuno lo sentirà leggendolo. In breve, mentre miglioro, migliorano i miei lettori. E per quanto riguarda i libri già venduti, là fuori, chiesi? Non sono là fuori, spiegò, dischiudendo nuovamente la mia mente con la sua saggezza mistica. Sono ancora dentro di te.

In breve, non c'è nessuno là fuori. Ci vorrebbe un intero libro intero per spiegare questa tecnica avanzata con la profondità che merita. Basti dire che quando vuoi migliorare qualcosa nella tua vita, c';è un solo luogo in cui guardare: dentro di te.
Quando guardi, fallo con amore.
Un abbraccio di luce,
Carol

lunedì 22 settembre 2008

Il dolore

Cosa è il dolore? E' sicuramente l'impossibilità di avere il controllo e la gestione sulle proprie emozioni quando esse prendono il sopravvento sul nostro Io e, nella ricerca di una dimensione che ci permetta di poter reagire agli eventi, in realtà ci fa ritrovare ancora più nel baratro.
Dolore è osservare una persona soffrire di una sofferenza che ancor prima che organica è interiore, intangibile, quasi inarrivabile perchè non potendo "toccarla" non te la puoi togliere di dosso.

Dolore è vedere il tempo che trascorre inesorabile, senza poterlo fermare, rallentare; un tempo che ci rende ancor più indifesi poichè ci toglie la più grande risorsa che si possa avere dalla vita: quella di fare ciò che desideriamo fare, coerenti con la nostra età.

Dolore è contrario di piacere e come tale è provare un senso di fastidio alle volte talmente lancinante che non riusciamo a comprenderne la provenienza e nel disperato tentativo di debellarlo colpiamo ogni cosa, bella e brutta che ci accade.

Dolore è pensare sempre al negativo anche quando un barlume di gioia si affaccia alla nostra vita.

Ma sono convinto che qualsiasi dolore non viene mai tanto per sottrarci qualcosa di bello alla nostra vita. Viene per donare a noi, e forse anche a chi ci circonda, l'occasione per comprendere quanto bella sia invece questa nostra presenza sulla terra e per farci apprezzare proprio quelle piccole cose che un tempo pensavamo non ci potessero servire a nulla.

Io credo fermamente che un dolore (per una malattia, per la morte di un nostro caro, per una qualsiasi grave perdita o menomazione) viene sempre per capire quanto importante sia non ciò che perdiamo, ma ciò che continuiamo ad avere...ed il percorso verso tale consapevolezza è proprio quel "qualcosa" che occorre elaborare per poterlo gustare.

martedì 16 settembre 2008

Le cure palliative

Ultimamente mi sto interessando alle cosiddette cure palliative, ovvero tutte quelle cure che e' importante donare a chi si ritrova, sfortunatamente, a vivere una condizione di malattia cronica. Che sia un tumore o la necessita' di fare a vita dialisi, sempre e comunque i fantasmi ed i timori per la propria aspettativa di vita entrano fortemente in gioco in queste persone, per non parlare dell'argomento "morte" che ben presto entra prepotentemente ad appensatire ancor di piu' il gia' grave fardello. Pare ci sia sempre una maggiore sensibilizzazione verso le cure non piu' solo riferite all'organo fisico, ma una presa in carico del paziente anche dal punto di vista psicologico. Ho letto una splendida frase girando per Internet e voglio condividerla con voi, proprio legata al dolore interiore, umano, emotivo di tutte quelle persone che sanno di dover affrontare un difficile percorso di vita.

"Alla base di questa filosofia (delle cure palliative, ndr) resta sempre il rispetto dell’essere umano sofferente, l’attenzione al dettaglio, a tutto quello che si può e si deve fare quando "non c’è più niente da fare": l’attenzione alla vita del paziente, anche se brevissima, privilegiandone gli aspetti qualitativi e arricchendo ogni suo istante di significati e di senso; la capacità di ascoltare, dare presenza, restaurare i rapporti umani ed entrare in rapporto emotivo con pazienti e familiari.
Infine, una corretta "filosofia" nell’approccio palliativo deve comprendere la capacità di saper riconoscere i propri limiti come curanti e terapisti, recuperando il senso profondo della medicina come scienza ed arte per la salute psicofisica dell’essere umano.
Cure palliative non vogliono dire eutanasia, ma sono l’espressione di un approccio medico basato
su conoscenze scientifiche e sull’attenzione continua nella loro applicazione.
La malattia non è soltanto il fenomeno morboso in quanto tale, ma anche e particolarmente l’esperienza che di questo fenomeno ha il soggetto ed in particolare i vissuti di sofferenza, dolore, stanchezza, le paure, gli aspetti psicologici e relazionali".

giovedì 11 settembre 2008

Una poesia dedicata a tutte le donne...










IL TUO PROFUMO CALDO

Quel giorno sentii la tua presenza,
discreta ma devastante.
Quel giorno dissi al mio cuore
Per lei sarà passione sconvolgente.

Sola vagavi per le stanze
Ignara del mio sguardo su di te.
Già sentivo quel calore
Che oggi è fuoco rovente al cervello.

Poi poggiai le mie labbra alle tue
Sfuggente come lepre timorosa,
ma io correndo ti ho raccolto
ed il profumo tuo oramai ho dentro.

Tutto di te batte in ogni istante
E grande e troppo è il tormento
Spinge la mia solitudine tremenda
A volerti tutta, dolce ed aggressiva.

Pretendimi come facesti quella notte
Fammi sentire tuo uomo fra i maschi.
Donerò dell’uomo il mio coraggio
E del corpo il frutto che già fu tuo.

Sognami, Fata incantata.
Sognami tra i funghetti del bosco magico.
Questa notte svelerò della vita ogni segreto
Per donartelo sottoforma di una rosa.

lunedì 1 settembre 2008

Chi è il "Formatore"?

Definizione
Nella nuova cultura organizzativa del sistema formativo il formatore è un docente che opera in ambiti pluralistici (agenzie formative, strutture aziendali, società di consulenza e di formazione). In altri termini, il ruolo del Formatore è di costruire e/o consolidare i legami tra formazione e lavoro, nel qualificare, riqualificare e aggiornare le forze di lavoro.
Il Formatore può assumere funzioni più o meno ampie o specializzate a seconda della richiesta, delle sue competenze e dell'ampiezza e differenziazione funzionale presente nell'équipe in cui opera. In ragione della organizzazione necessaria al perseguimento degli obiettivi formativi può cioè, occuparsi solo della gestione didattica oppure dell'analisi dei fabbisogni, della progettazione, della selezione dei candidati, della valutazione, del monitoraggio, etc. Un Formatore può trovarsi a realizzare iniziative di formazione anche molto diverse tra di loro (quanto a contenuti, destinatari, etc.) e deve essere in grado di individuare le metodologie e gli strumenti più adeguati per fronteggiare le necessità della committenza e dell'utenza.

Tratto da http://www.isfol.it/ - ISFOL (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori)

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Ripresa attività

Oggi, primo settembre, si riprende la normale routine lavorativa. Mille giri, appuntamenti, organizzazione attività che questo mese saranno davvero intense e numerose...
Buon lavoro a tutti quanti e che sia una ripresa all'insegna del successo e della serenità.