mercoledì 15 ottobre 2008

Libertà o galera?

E' di questi giorni la notizia della semilibertà accordata a Pietro Maso, nonostante il delitto efferato che ha commesso circa 20 anni fa. Non mi soffermerò sul caso specifico, poichè il cambiamento nella vita di ognuno di noi può avvenire in 10 anni come anche in 10 giorni. Come molti sapranno, infatti, per il sottoscritto sono i "frammenti" della vita a giocare il ruolo nodale per ogni essere umano.
Ma è contro il sistema giudiziario italiano che desidero concentrare la mia attenzione.


Fermo restando, quindi, i cambiamenti che in ciascuno di noi possono intervenire in corso di vita, ho la ferma convinzione che quando si viene condannati per un reato commesso significa che si è ritenuto colpevole quella persona di un'azione. E per ogni tipo di azione c'è un tipo di pena.

Cosa significa questo? Che nel "qui e ora" il delitto, reato, è stato valutato come tale e, per questo, convertito in mesi, anni di carcere.

Ma allora perchè chi è stato condannato a 1 mese, 10 anni, 50 anni...non resta 1 mese, 10 anni, 50 anni in galera?

Al di la' di questo mio drastico pensare, che non nascondo in realtà di autovalutare come sacrosanto realismo, ci siamo mai chiesti l'immagine che diffondiamo a chi ancora si deve macchiare di reato? E qui non parlo solo del più atroce dei delitti, l'omicidio. Ma anche di un semplice furto...

Il "futuro delinquente" penserà: "Intanto provo a farla la rapina. Può essere che mi va bene, ma tanto anche se non mi va bene, manco ci finisco in galera. E se ci vado, mi fanno uscire immediatamente...."

Non ci sto. Sono un onesto cittadino che di fronte alle ingiustizie reclama dei diritti.

Ma a quanto pare oramai viviamo in uno Stato dove i diritti ed i doveri sono stati totalmente sovvertitii. Ignobilmente.

Nessun commento: