mercoledì 14 maggio 2008

La comunicazione al malato

Da qualche tempo ho notato che ci si sta sempre più sensibilizzando nei confronti di chi, purtroppo, durante il suo percorso di vita, si ritrova a dover fare i conti con una malattia invalidante, che genera oltre al normale stress quotidiano, fantasmi che ognuno di noi tendenzialmente cerca di tener lontani. Uno su tutti: la paura della morte. Concettualmente, ma soprattutto emotivamente, la morte fa paura. Ma molto spesso non è tanto la paura del morire in quanto cessazione di funzionalità vitali è ciò che angoscia l'essere umano, ma le sofferenze ed i patimenti ad essa associati. Fare i conti con il proprio vissuto patologico, allora, diventa già difficile per chi lo vive....figuriamoci per quegli operatori che attorno al malato ruotano e debbono costantemente a lui relazionarsi. Lo stress allora diventa protagonista anche della vita quotidiana professionale di medici...infermieri...operatori in genere.
Personalmente, ho già preparato e presentato in una clinica di Roma, un progetto finalizzato proprio a ''seguire'' gli operatori sanitari nel loro percorso d supporto al malato, quando la componente emotiva, mentale, diventa l'elemento di comunicazione d'eccellenza e molto spesso trova nell'operatore stesso carenza di strumenti e strategie di relazione. Comunicazione medico-medico, comunicazione medico-paziente, comunicazione medico-parenti, un universo di variabili, fattori, comportamenti la cui conoscenza e gestione può solo che rendere positivamente fruibile il complesso scambio di ruoli che nell'ambito sanitario e della malattia si verifica.
Non dimentichiamoci, infine, del ruolo eccelso che ha l'approccio positivo, assertivo, empatico nello scatenare il circolo virtuoso dell'ottimismo e del guardare quel famoso ''bicchiere mezzo pieno'' che ti fa raggiungere un risultato che inizialmente non credevi di poter ottenere.

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